In pochi sanno che nel 1936 più di 500 spedizionieri incrociarono le braccia, segnando un momento cruciale nella storia del lavoro e delle relazioni industriali a Chiasso. SA Luciano Franzosini come prima firmataria del contratto collettivo del 1936.

Durante le festività, ho deciso di dedicarmi alla lettura di una pubblicazione che avevo da tempo nella lista delle cose da fare: Cronaca di uno sciopero – Gli spedizionieri di Chiasso nel 1936, curata da Valerio Agustoni. Questo testo rappresenta un documento prezioso per comprendere non solo la storia del settore logistico, ma anche le dinamiche economiche e sociali che hanno plasmato il nostro territorio in un periodo di grande difficoltà.

L’opera ricostruisce con attenzione uno degli episodi più significativi della storia lavorativa in Svizzera: lo sciopero degli spedizionieri del 1936 a Chiasso, che portò all’adozione del primo contratto collettivo di lavoro nel settore. Un evento che non è solo una pagina di storia locale, ma anche un simbolo della tensione sociale ed economica di quegli anni. “In pochi mesi l’applicazione delle sanzioni ha stroncato completamente i rapporti commerciali fra l’Italia e i Paesi sanzionisti”, scrive Agustoni, richiamando il peso dell’embargo contro l’Italia imposto dalla Società delle Nazioni nel 1935 in risposta all’invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia fascista. Questo embargo, unito alle ripercussioni della crisi economica globale del 1929, mise sotto pressione Chiasso, punto nevralgico per il commercio transfrontaliero.

In quegli anni, le condizioni salariali e lavorative erano estremamente difficili. Gli articoli pubblicati sui giornali dell’epoca, come Vita Nuova e Libera Stampa, evidenziano condizioni economiche precarie per i lavoratori del settore. I salari venivano ridotti in un contesto di crisi, aggravato dal drastico calo del traffico merci e dai numerosi licenziamenti, rendendo la situazione insostenibile per molte famiglie. Questi eventi riflettono un periodo storico in cui la precarietà e la mancanza di tutele sociali erano all’ordine del giorno, creando un terreno fertile per movimenti sindacali e rivendicazioni collettive.

Un elemento che mi ha colpito è stata la scoperta dell’importanza della SA Luciano Franzosini in questa vicenda storica. L’azienda era già presente a Chiasso dagli anni ’10, con la denominazione “Luciano Franzosini di Alfredo Franzosini”, figlio del fondatore Luciano Franzosini. La ditta rappresentava, insieme ad altre case di spedizione, la parte padronale durante le trattative, e giocò un ruolo di rilievo come prima firmataria del contratto collettivo del 1936. Questo dettaglio testimonia la storicità dell’impresa e il suo impegno nel settore logistico transfrontaliero, rafforzando il legame tra l’azienda e la storia del territorio. La presenza della SA Luciano Franzosini in un momento così cruciale dimostra non solo la sua influenza nell’economia locale, ma anche la sua capacità di adattarsi e contribuire a soluzioni innovative in un contesto di crisi.

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Pagine 52 della pubblicazione “Cronaca di uno sciopero”
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Pagine 57 della pubblicazione “Cronaca di uno sciopero”

La pubblicazione di Agustoni non si limita a raccontare i fatti, ma li inserisce in un quadro più ampio, collegandoli ai grandi eventi economici e politici del periodo. La crisi del 1929, ad esempio, segnò profondamente l’economia svizzera, con un crollo delle esportazioni e un aumento della disoccupazione. “In Svizzera, la crisi colpì l’industria d’esportazione, sensibile alla diminuzione del potere d’acquisto estero e al ricorso di molti paesi a misure protezionistiche. La recessione toccò inizialmente l’industria tessile, orologiera e alimentare, seguite poi dall’industria delle macchine. Parallelamente diminuirono le importazioni influenzate dal calo della domanda indigena e dai contingenti introdotti dalla Confederazione a partire dal 1931. La crisi si accentuò nel 1932 con la contrazione delle costruzioni pubbliche e private. Anche il turismo ne subì le conseguenze, così come l’agricoltura.” Questi fenomeni, che appaiono tristemente familiari anche nel contesto economico attuale, mostrano quanto le dinamiche di crisi possano ripresentarsi in forme simili in epoche diverse. A Chiasso, queste difficoltà si sommavano alle ripercussioni dell’embargo, creando una situazione insostenibile per i lavoratori delle case di spedizione. Lo sciopero del 1936 fu dunque una reazione a condizioni di lavoro e di vita che erano diventate insostenibili.

Un aspetto interessante è come lo sciopero non sia stato solo un momento di protesta, ma anche un motore di cambiamento. Le trattative portarono a un nuovo contratto collettivo che non solo migliorò le condizioni dei lavoratori, ma rappresentò anche un modello per altre categorie professionali. Questo evento segnò l’inizio di una nuova era di relazioni tra datori di lavoro e dipendenti, sottolineando l’importanza del dialogo sociale in momenti di crisi. L’approccio documentato da Agustoni evidenzia come il confronto possa portare a soluzioni equilibrate e durature, anche in contesti di forte contrapposizione.

Leggere questa pubblicazione mi ha fatto riflettere su come le sfide del passato possano offrire lezioni per affrontare le complessità del presente. Pur non esprimendo una posizione personale sull’utilità dei contratti collettivi oggi, trovo che la storia di quegli anni sia un invito a valorizzare il dialogo e la collaborazione come strumenti per superare momenti di crisi. Le vicende narrate da Agustoni mostrano come, anche in tempi difficili, sia possibile trovare soluzioni attraverso il confronto e la solidarietà. Questo approccio non solo rafforza il tessuto sociale, ma contribuisce anche a costruire una visione comune per affrontare le sfide future.