Nuova legge doganale: una svolta radicale per i fornitori di servizi logistici svizzeri?

L’approvazione di una nuova legge doganale ha preso slancio da quando, il 6 marzo, il Consiglio nazionale ha votato a favore del relativo progetto legislativo. Anche se il percorso verso l’approvazione definitiva è ancora lungo – ora tocca al Consiglio degli Stati – il tema sta già generando forte preoccupazione, soprattutto tra alcune imprese di spedizione e agenzie doganali, che temono perdite di fatturato in caso di adozione della nuova legge.

Il disegno di legge contiene in effetti alcuni passaggi che giustificano queste preoccupazioni.

(Berna/Basilea)

Il 6 marzo 2024, il Consiglio nazionale ha approvato in discussione un progetto che preannuncia guai per i fornitori di servizi logistici. Se tale proposta superasse tutte le fasi legislative – la prossima tappa è il Consiglio degli Stati – ciò potrebbe comportare un cambiamento radicale dei modelli di business tradizionali e anche una perdita di fatturato. Sarebbero colpiti in primo luogo gli spedizionieri e gli agenti doganali, attivi principalmente nel traffico con l’Europa. Le spedizioni KEP (courier express parcel), aeree e marittime sarebbero invece poco interessate.

Il 24 agosto 2022 il Consiglio federale ha elaborato un nuovo testo di legge doganale, e il 23 giugno 2023 il Consiglio nazionale ha deciso di entrarvi nel merito. Attualmente il testo consta di 486 pagine, ma ne esiste anche una versione parlamentare più sintetica.

Partecipazione delle associazioni

Cantoni, varie associazioni, aziende e privati hanno partecipato all’elaborazione del progetto. I loro contributi sono stati pubblicati in un rapporto di risultati sempre in data 24 agosto 2022. Dalla pagina 103 sono elencati tutti coloro che hanno fornito osservazioni, integrazioni o richieste di modifica, tra cui frequentemente anche SPEDLOGSWISS, l’associazione delle aziende svizzere di spedizione e logistica attive a livello internazionale, e il Swiss Shippers Council (SSC). Le posizioni espresse da ciascuna organizzazione sono consultabili per ogni punto.

 

Scostamento dalle proposte del Consiglio federale

Nella già citata seduta del 6 marzo 2024, il Consiglio nazionale si è però scostato dalle proposte del Consiglio federale, seguendo con 115 voti favorevoli contro 76 quelle della propria Commissione dell’economia e delle imposte. Nella sintesi della seduta si trovano affermazioni che hanno generato incertezza tra gli operatori logistici. Ad esempio:

Il portavoce della Commissione dell’economia, Markus Ritter (Centro/SG), ha giustificato il cambio di sistema con la volontà di ridurre gli ostacoli burocratici. L’attuale obbligo generalizzato di dichiarazione sarebbe solo “lavoro inutile, che non porta a nulla, salvo un aggravio per importatori ed esportatori”.

 

Dove sono le proteste dei fornitori di servizi logistici?

Silenzio sospetto tra gli operatori logistici, in particolare spedizionieri e agenti doganali. L’attuale modello di business è per molti di loro minacciato. Si temono almeno delle perdite di fatturato. Alcuni titolari hanno evitato dichiarazioni pubbliche, lasciando la parola all’associazione di categoria per parlare con una sola voce. Questa, cioè SPEDLOGSWISS, ha fatto sapere su richiesta che attende prima le deliberazioni della Commissione WAK-S del Consiglio degli Stati. Solo dopo si deciderà se e come prendere posizione.

Un’opposizione decisa e rumorosa arriva invece dal Ticino, dove Marco Tepoorten, titolare e presidente della Tepoorten Group SA (tra cui anche Franzosini) con sede a Chiasso, si oppone da tempo – soprattutto attraverso i social media – alla nuova legge doganale, mettendone in guardia contro gli effetti. È riuscito anche a mobilitare i media ticinesi e italiani sul tema. Tepoorten teme che la riforma non porterà affatto una semplificazione nelle procedure d’importazione, bensì una complicazione. Inoltre, vede conseguenze imprevedibili non solo per gli spedizionieri e gli agenti doganali, ma anche per l’intera economia svizzera, ad esempio in merito alle prove d’origine.

Le sue osservazioni e obiezioni sono pubbliche e visibili sul suo profilo LinkedIn.

Anche la consigliera federale Karin Keller-Sutter, responsabile delle dogane e ministra delle finanze, ha affermato che l’attuazione della riforma comporterebbe probabilmente un rallentamento nel traffico delle merci e un aumento della burocrazia. L’esatto contrario di quanto sostiene la maggioranza borghese del Consiglio nazionale che ha sostenuto la riforma.

 

Molto è ancora aperto

Più aperto si dimostra lo Swiss Shippers Council (SSC), associazione dell’economia esportatrice. Il direttore dell’associazione, Philipp Muster, vede la situazione per gli spedizionieri in modo meno drammatico:

“Anche se la legge venisse attuata così com’è, si continuerà comunque a effettuare operazioni doganali. La legge si applica solo alle merci esenti da dazio provenienti dall’UE e solo per merci commerciali. Le normali importazioni ed esportazioni da e verso Stati al di fuori della zona ZESAA continueranno a esserci. Inoltre, resteranno soggette a obbligo di dichiarazione molte altre merci, come i medicinali, i prodotti agricoli, e tutte le merci destinate ai privati, che richiederanno comunque lo sdoganamento.”

Tutti i cosiddetti “atti normativi non doganali” (NZE) finora in vigore continueranno a essere applicati nella stessa misura, anche se nel nuovo testo prenderanno il nome di “atti normativi non tributari” (NAE).

Secondo Muster, per l’economia esportatrice il nuovo Zollgesetz farebbe cadere molti ostacoli amministrativi. È per questo che l’associazione si è impegnata a favore della riforma. A riguardo, è disponibile anche una sua intervista pubblicata sulla Schweizerische Gewerbezeitung.

 

Conclusione

La nuova legge doganale rappresenterebbe un alleggerimento per l’economia svizzera. Muster parla in un’intervista di un “grande colpo”. Tuttavia, la realtà economica è più complessa di quanto appaia nella sintesi parlamentare. Finché non verranno concluse intese con l’UE e l’EFTA che consentano un traffico merci senza dichiarazioni doganali reciproche (come nel mercato interno europeo), continueranno a esserci controlli alle frontiere. Le dogane degli Stati confinanti richiederanno comunque una dichiarazione in uscita o in entrata. Anche i documenti di transito dovranno continuare a essere emessi o chiusi.

Le spedizioni aeree e marittime sarebbero poco o per nulla interessate dal cambiamento.

Spetta quindi alle associazioni di categoria dei singoli settori continuare a farsi sentire, per contribuire alla definizione di una legge doganale il più possibile soddisfacente per tutti. Come spesso accade, otterranno di più coloro che faranno più rumore e con maggiore frequenza.


Fonte: Transport.ch Magazin, edizione 03/2024